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L’articolo apparso in prima pagina sul Notiziario Nazionale dell’Associazione Nazionale Sociologi sullo spettacolo “Vite Vino Vita”, ideato dall’attore Franco Minervini, penso che sia un messaggio, per quanto piccolo, simbolicamente importante. Come ho già scritto (su un altro argomento, ma va bene anche per questo), “desidero ringraziare tutti gli studiosi [gli amministratori pubblici] e i partecipanti a incontri, concerti e dialoghi che superano le ‘gabbie cognitive’ che vorrebbero relegare la musica, come la letteratura, il cinema e le arti in genere, a ruoli marginali nel contesto sociale”.

Per me, oggi più che mai, la sensibilità e la capacità di ‘comunicazione universale’ che offre l’arte all’uomo sono necessarie per una maggiore consapevolezza del nostro ruolo di ‘artefici del proprio destino’ rispetto alle scelte da fare, anche a livello planetario (citando a memoria Madre Teresa di Calcutta, occorre ricordare che “noi siamo gocce d’acqua, ma l’oceano è fatto, appunto, di tante gocce d’acqua”). Da questo punto di vista, la musica può (ri)sanare anche i cosiddetti “normodotati”, colpiti – più o meno consciamente – da carenze, disarmonie e mancanze, avvertite come tali anche a prescindere dalle possibilità oggettive. Questi ostacoli che impediscono la nostra piena espressione sono solo più ‘sottili’ ma non per questo meno pericolosi e la musica può indicare un modo, una strada per poterli “esorcizzare”.


Nelle immagini di seguito (le foto sono scattate tutte nella stessa settimana) trovate 4 maniere, secondo me, di “fare musica”.

  • 1) Questa è una foto scattata durante una puntata del programma radio-tv web UNPLUGGED (su www.mgradio.it ). Alla foto va aggiunto, idealmente ma con merito, il regista Mauro Mastrapasqua alla regia e… ciascuno di voi che ci segue! Vi aspettiamo ogni lunedì dalle 20.00 alle 21.00 (qualche puntata la trovate pure in podcast, sempre sul sito www.mgradio.it )
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  • 2) Qui c’è una foto di un intervento musicale diverso dal solito, fatto in una bella masseria di Gravina di Puglia. I “mini-concerti da club” (in associazioni, librerie, caffé, masserie, resort ecc.), senza palco, hanno un fascino particolare: arriva bene l’abbraccio e il calore, non del pubblico-massa, ma di ciascuno dei presenti!
  • 3) Qui invece c’è la locandina di un ciclo di conferenze online per l’associazione Art della provincia di Bolzano. Il mio intervento, in parole&musica, è il 1 dicembre alle 18.30. Il tema è “La comunicazione musicale, il suono, il segno e la bellezza: tra creatività e accoglienza”. I biglietti sono gratuiti e si prenotano, scegliendo la data dell’evento, su https://www.eventbrite.it/…/biglietti-occidente-verso…
  • 4) Questa, infine, è una foto durante una lezione di un corso divulgativo per l’avviamento alla chitarra, svolto come volontariato in una Università della Terza Età. I corsi di chitarra (o di ensemble di chitarre, di composizione di canzoni ecc.) tenuti in scuole musicali o privatamente o per enti di promozione sociale, mi permettono di imparare a “comunicare musica” verso tutte le età. Quest’anno si va dai corsi pre-scolari a quelli universitari, fino agli adulti e “super-adulti”! 😀

Ho riunito questi episodi di “vita musicale” semplicemente perché, per me, sono un motivo di riflessione sui mille rivoli che formano il “mestiere-della-musica”. Questi mille rivoli formano un torrente che poi diventa fiume, con tutta la forza, l’energia della sua corrente data da passione, determinazione & sorriso … Come accade per tutte le cose della vita che restano, artistiche e non 😉

Nella mia imperfezione, quello che vorrei dire è che, anche se non riusciamo a dare sempre il meglio, l’importante è provarci con tutte le nostre capacità … Sempre! Grazie per la lettura.

P.s.: ehi, se vi va… Ci (ri)vediamo presto! 😀 A parte i concerti, c’è il programma Unplugged ogni lunedì sera e l’incontro del 1 dicembre, sono online e ci possiamo “incontrare” dappertutto! Felice proseguimento!

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Il 1 dicembre, dalle 18.30 alle 20.30 relaziono, in parole e musica, per una conferenza online a tema “La comunicazione musicale, il suono, il segno e la bellezza: tra creatività e accoglienza”. L’incontro fa parte di un ciclo di conferenze online promosso da Art Associazione di Promozione Sociale della provincia di Bolzano.

Gli incontri sono a contenuto divulgativo e formativo e destinati sia a docenti di ogni ordine e grado, sia a studiosi e appassionati. Gli appuntamenti saranno bisettimanali, dal 27 novembre al 15 dicembre e la partecipazione agli eventi è gratuita. Per prenotare i biglietti di ciascun incontro si va su https://www.eventbrite.it/e/biglietti-occidente-verso-oriente-musica-cura-in-ambito-sociale-ed-educativo-428674616317

Come ripeto anche a me stesso, è importante, per chi se la sente, di comprendere nella professione del musicista anche la divulgazione e lo studio sui perché della musica.

L’evento è stato accolto anche dall’Associazione Nazionale Sociologi dietro richiesta del Dipartimento Puglia, da sempre attento al rapporto arte-comunicazione-sociologia. Riporto qui uno stralcio della presentazione che ne ha dato il sociologo Luigi Fino (che ringrazio in primis)::

“La serie di eventi vuole supportare operatori scolastici e sociali, fornendo loro strumenti in grado di migliorare le condizioni psicosociali delle persone. Creare un clima di accoglienza che incentivi la concentrazione e l’ascolto nei processi di apprendimento, in particolare tra la popolazione scolastica. L’approccio musicoteurapetico è una modalità di comunicazione che utilizza la musica o il suono come strumento di linguaggio non verbale, per intervenire a livello educativo e riabilitativo. Il professionista qualificato utilizza gli elementi musicali quali il suono, il ritmo, la melodia e l’armonia, per facilitare e favorire la comunicazione, l’apprendimento, la motricità e l’espressione al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive.”

Desidero ringraziare tutti gli studiosi e i partecipanti a incontri, concerti e dialoghi che superano le “gabbie cognitive” che vorrebbero relegare la musica, come la letteratura, il cinema e le arti in genere, a ruoli marginali nel contesto sociale. Per me, oggi più che mai la sensibilità e la capacità di comunicazione universale che offre l’arte all’uomo, sono necessarie per una maggiore consapevolezza del nostro ruolo di “artefici del proprio destino” rispetto alle scelte da fare anche a livello planetario. La musica può “(ri)sanare” anche i cosiddetti “normodotati” affetti, come tutti, da carenze, disarmonie e mancanze magari solo più “sottili” ma non per questo meno pericolose …


Nuovo programma radio e tv web! UNPLUGGED – Parole, Musica E Pensieri va in onda ogni lunedì, dal 24 ottobre, dalle 20.00 alle 21.00 su MG Radio http://www.mgradio.it . Potete seguirlo in diretta video anche su https://www.twitch.tv/mgradiowebtv

Riporto di seguito la “presentazione ufficiale” del programma, fatta dalla redazione di MG Radio:

Ancora novità su Mgradio!!
Sta per iniziare un viaggio pizzicando non solo le corde della chitarra, suonata magistralmente da Marco Laccone, ma toccando anche le corde dell’anima.
UNPLUGGED – Parole, musica e pensieri è un programma fatto di canzoni e dialoghi tra il musicista e canntautore Marco Laccone e il dj Ninni Achille. Si viaggerà attraverso le emozioni della musica di ogni tempo, dal cantautorato italiano al rock, dagli standard internazionali alle canzoni della Napoli antica. Le domande e le riflessioni del pubblico guideranno i due protagonisti lungo questo “viaggio condiviso”. Ogni lunedì alle 20.00 su www.mgradio.it e su tutti i nostri canali social.
#cantautorato#chitarraevoce#mgradio#unpluggedmusic#pensierieparole#musica


“E ora, qualcosa di completamente diverso!” – citando i Monty Python 🙂

Avviso pubblico! Dopo aver passato svariati minuti a eliminare messaggi dalle caselle di posta, mi rivolgo ai cortesi messaggisti che, da varie parti del mondo (Russia, Cina, USA, Ucraina, Pakistan, India ecc.) e in varie lingue, mi scrivono continuamente, preoccupandosi della mia salute sessuale:

“Vi ringrazio per la premura mostrata ma per il momento non ho bisogno di pillole, prodotti e compagnie che migliorino le mie prestazioni in materia (pseudo)-riproduttiva

Vi assicuro che, in caso di sopravvenute necessità, sarete i primi a saperlo! Anzi, i secondi … Eh no, i terzi! (Avevo dimenticato di contare me stesso )” 😀

Bene, dopo questo appello, posso cambiare musica (letteralmente) e passare ad altre notizie. Restate collegatiiii!


#marcolaccone#empateya#canzonespettrihttps://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=61781&lang=it

“Per gli acquiescenti e gli indifferenti, convinti sempre di invecchiare contenti così…” [dalla canzone Spettri, è tua per sempre in modo onesto da https://empateya.it/…/niente-di-strano-cd-in-confezione/ ]

ACQUIESCENZA dal Dizionario Treccani online (non ho aggiunto nulla): consenso tacito o non pienamente espresso; condiscendenza inerte, remissività. Esempi: acquiescenza a una decisione, a un’imposizione; l’acquiescenza rispettosa e pavida dei suoi sottoposti alimentava in lui la vanità; abusi commessi grazie all’acquiescenza delle autorità.

INDIFFERENZA, definizione derivata (il Dizionario non ha aggiunto nulla 😀 ): aiuto attivo attivo nel colare uno strato di cemento sui corpi dei morti per ingiustizia, per mafia, per odio, al fine di occultarne i resti e la memoria tra la gente. L’indifferenza verso la violenza esercitata ci ha condotti alla miseria e alla guerra. Poi, l’acquiescenza ci ha condotti al servilismo, all’ipocrisia e alla paura.

Questo, per me, dimostra che non siamo ‘tutti uguali, tutti che rubiamo alla stessa maniera” (parafrasando De Gregori): ci sono situazioni (e persone) simili tra loro e situazioni (e persone) molto diverse tra loro. La nostra esperienza, i dialoghi a-mente-e-cuore-aperti e l’ascolto di gente in gamba ma lontana nello spazio o nel tempo (cioè i libri) ci permettono di distinguerle. Per ora, “posso vederli tutti qui a marciare con me” (da Spettri, quinta strofa).


“Siamo tutti in viaggio… verso noi stessi”

“- Che ci facciamo in questi corpi? (…) – Forse ci viaggiamo dentro.” [Antonio Tabucchi in Notturno Indiano]

In qualche modo, potrebbe essere proprio questo il senso del “lungo viaggio” che tutti noi facciamo. Solo, secondo me la “lunghezza” di questo viaggio non è da considerare in rapporto al tempo-di-vita, che noi percepiamo come una linea retta, quanto in rapporto alle “profondità d’animo” raggiunte dentro noi stessi…

Ma questo è solo un pensiero veloce: un album (cd-audio/playlist) è fatto di musica, parole cantate e riecheggianti nell’animo (che è poi la speranza nascosta di tutti gli autori 😉 ), suoni che restano o che scivolano veloci o magari si trasformano in sensazioni restituite da un sogno, da un motivo che resta in testa o da un’immagine di un bimbo su una giostra, d un cane affacciato a un balcone, giusto per dire a noi stessi “arrivederci, a sempre…”

Oppure non è niente di tutto questo: ogni ascolto fatto a “cuore e mente aperti” dona una nuova realtà a ciascuno di noi, sempre diversa. Le canzoni nascono (anche) per questo, sono suoni e colori che invitano a (ri)costruire la “nostra” realtà. Insomma, comunque sia… Benvenuti a “Il Lungo Viaggio”!

Il cd.audio in confezione completa è su www.empateya.it/shop/ , sulle maggiori piattaforme di musica online oppure in giro su internet (ma non è proprio la stessa cosa… 😉 ). Grazie e… Buon ascolto (del cuore)!


Un ricordo di compleanno e un augurio per il “futuro presente”

Mio padre Giuseppe Laccone, che oggi 30 aprile avrebbe festeggiato il suo compleanno, era solito chiudere i convegni ai quali era invitato citando, nel corso dell’esposizione, frasi tratte da romanzi che lo avevano colpito. Una volta mi lesse la frase di Tolstoj che riporto di seguito. Mio padre era un fitopatologo, un “medico delle piante”, ma era convinto che la lettura delle opere letterarie fosse fondamentale per qualunque studioso, tecnico e scienziato interessato a comunicare con gli altri e a far progredire la scienza.

Mi sono ricordato di questo episodio parlando proprio ieri con un giovane brillante chimico specializzato, che condivideva con me la necessità di integrare la ricerca scientifica con la conoscenza del “pensiero costruttivo degli uomini” espresso nella letteratura e nelle emozioni che portano alla bellezza nell’arte, nella musica.

Nel giorno del suo compleanno, mi sembra adeguato ricordare così l’esempio di impegno sul lavoro che ha fornito mio padre. In più, trovo la frase di Tolstoj estremamente attuale. Per me “suona” 😀 come un augurio per il futuro della Terra e come un monito per gli uomini che, per abitudine, indifferenza o avidità, proseguono nell’intossicare il pianeta sul quale essi stessi vivono.

“Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, – la primavera era primavera anche in città.” [Lev Tolstoj, da “Resurrezione”]

Buona “primavera” a tutti! (Ciao papà!)


la base storica (e morale) della musica libera in italia …

è meglio la peggiore delle democrazie della migliore di tutte le dittature

(Sandro Pertini)

[Quando sono in pericolo la libertà, l’uguaglianza e il rispetto tra gli uomini, persino la memoria di un popolo] “non scegliere è immorale” (parole riprese da un partigiano, Artom, e, l’altro giorno, ricordate da Mario Draghi).

Oggi festeggio, in un giorno qualunque, la libertà di pensiero necessaria alla “musica libera”: unisco la canzone Spettri (per una sua interpretazione, vedi https://www.antiwarsongs.org/do_search.php?quick=1&titolo=marco+laccone ) a parole del Presidente del Consiglio (dichiaratamente “apartitico”) pronunciate il 25 aprile 2021.

Per me, l’arte è figlia della libertà di pensiero e di espressione, soprattutto quando va contro lo “spirito dei tempi” o cerca nuove strade, anche nel solco di quelle già tracciate. La dittatura è giustificata dall’apatia, dall’indifferenza e spalleggiata dal cinismo, dall’odio e dalla violenza, servi di ogni potere autoritario .

«[…] Assistiamo oggi, spesso sgomenti, ai segni evidenti di una progressiva perdita della memoria collettiva dei fatti della Resistenza, sui valori della quale si fondano la Repubblica e la nostra Costituzione, e a troppi revisionismi riduttivi e fuorvianti. Ecco perché questa ricorrenza [la Festa della Liberazione in Italia] non deve invecchiare, non deve subire l’usura del tempo.[…]

Constatiamo inoltre, con preoccupazione, l’appannarsi dei confini che la Storia ha tracciato tra democrazie e regimi autoritari, qualche volta persino tra vittime e carnefici. Vediamo crescere il fascino perverso di autocrati e persecutori delle libertà civili, soprattutto quando si tratta di alimentare pregiudizi contro le minoranze etniche e religiose.Il linguaggio d’odio, che sfocia spesso nel razzismo e nell’antisemitismo, contiene sempre i germi di potenziali azioni violente.

Non va tollerato. È una mala pianta che genera consenso per chi calpesta libertà e diritti – quasi fosse un vendicatore di torti subiti – ma diffonde soprattutto il veleno dell’indifferenza e dell’apatia.

La senatrice Liliana Segre ha voluto che la scritta “Indifferenza” fosse messa all’ingresso del memoriale della Shoah di Milano per ricordarci che, insieme ai partigiani e combattenti per la libertà, vi furono molti che si voltarono dall’altra parte in cui – come dice lei – è più facile far finta di niente.

Nell’onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che “non scegliere è immorale”, per usare le parole di Artom. Significa far morire, un’altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò sé stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico».(Mario Draghi, discorso del 25 aprile 2021).


Violino classico + chitarra di cantautore = fantasie sonore

Per presentare il concerto Fantasie Sonore (per l’album da cui è tratto vedi https://empateya.it/prodotto/fantasie-sonore/ ) propongo un articolo pubblicato che descrive bene, secondo me, il significato e la genesi dell’incontro che porta me e Walter Folliero a cimentarci tuttora, da cantautore e violinista classico, con musiche da film e canzoni napoletane antiche. Per me è una sorta di celebrazione di un’amicizia, un dialogo tra “scuole diverse” senza barriere, come dovrebbe essere la musica per chiunque la ascolti.

A me è capitato di vedere ad esempio una bimba di due anni (e mezzo, come ha precisato lei a gesti) alzarsi dal pubblico per venire a ballare sul ritmo di Andiamo Via oppure un anziano signore sorridere felice all’ascolto di un brano rock come Niente Di Strano. In effetti non c’è “niente di strano”, stanno solo ascoltando col cuore…

Grazie ancora al pubblico “virtuale” per l’ascolto partecipato e le parole belle, anche da parte di Walter! Grazie anche da parte del Musilibro, l’animale onirico protagonista del programma del mercoledì sera su Radio Dee Jay Team Web, che prosegue con lo stesso gradimento le sue trasmissioni con la serie “Memories” (la visione è ad accesso libero solo su https://www.facebook.com/rdjtw)! Un abbraccio a tutti voi!


fantasie sonore: un concerto e l’ascolto “senza barriere”

Mercoledì 24 marzo alle 17.00 verrà trasmesso un concerto online tratto dal cd/album/playlist Fantasie Sonore (lo trovate su https://empateya.it/prodotto/fantasie-sonore-download-mp3-copia/ ) Si tratta di improvvisazioni dal vivo su standard internazionali e canzoni dalla Napoli antica, eseguite con chitarra e violino.

Il discorso musicale segue il bell’incontro su “Napoli attraverso teatro e musica” (C’Era Una Volta Partenope era il titolo “ufficiale”) del 17 marzo scorso, fatto assieme all’attore Armando Merenda e un articolo recente pubblicato “a firma congiunta”, mia e di un noto giornalista campano, su “musica e pandemia”, con una citazione di Eduardo De Filippo (lo trovate nella sezione https://marcolaccone.it/dicono-di-me/ )

Il concerto è in prima visione streaming e su Facebook, alla pagina “Ute Modugno”, sarà ad accesso gratuito. Sono contento di aver scelto un ente che considero importante per il territorio come l’Università della Terza Età E Tempo Libero “F. Del Zotti” di Modugno per far trasmettere questa prima visione. Considero lodevole, infatti, lo sforzo che l’UTE e altre associazioni simili stanno facendo per far sentire vicine le persone attraverso emozioni e riflessioni per “menti curiose di tutte le età”.
Si tratta di un aiuto concreto che la musica può fornire contro la routine e l’isolamento di questo periodo. Infatti, è riconosciuto che il benessere mentale che produce l’ascolto rivolto alla musica ci permette di acquisire maggiore lucidità e consapevolezza e ci fa guardare quindi con più equilibrio al periodo di cambiamento di abitudini e stili di vita che è già in atto.

La comunicazione musicale è una premessa “sostanziale e sotanziosa” per la comunicazione a “mente e cuore aperti” tra gli uomini, come viene ribadito ormai da anni nei convegni dell’Ass. Naz. Sociologi, altro ente sensibile alle nuove consapevolezze necessarie alla vita di tutti. Questo, al di là dell’indifferenza e delle “chiacchiere” di un sistema di sfruttamento di risorse naturali e umane ormai in crisi irreversibile, che non vuole “felicità o armonia” ma si nutre dei soldi e delle “anime” vendute al dio denaro

In più, molte piccole realtà territoriali come l’UTE F. Del Zotti si fanno portavoce, con impegno e passione, dei principi di libertà e indipendenza, distanti dai piccoli e grandi giochi di potere (o pseudo-potere) che affliggono il nostro Paese, non soltanto in ambito artistico..

Ah, quando pensiamo che questo sia un discorso complicato, ascoltiamo la musica e basta, con la curiosità di un bambino: per me il benessere arriva soprattutto così 😉


premessa a un articolo su sanremo, dal festival alla musica

Propongo questo articolo soprattutto perché rappresenta per me il primo pubblicato a mio nome e con “firma congiunta”, assieme a quella di un “decano” del giornalismo pugliese. Provo a fare alcune premesse alla lettura:

  1. Considero il Festival Di Sanremo un bel programma televisivo, pieno di grandi professionisti di ogni età.
  2. Considero estraneo alla musica il concetto di gara, in più con tanto di classifica e legato all’ascolto di una singola canzone.
  3. Non condivido l’idea di un ascolto musicale fatto da un pubblico “semplice, ingenuo e un po’ istupidito” che sembrano avere alcuni funzionari tv e discografici italiani.
  4. “Molte persone dividono la musica in categorie: classica, jazz, barocca, rock, romantica, etnica, rinascimentale, pop. In realtà, la musica è di soli due tipi: quella bella e quella brutta. Non si ha idea di quante e quanto felici commistioni tra generi si siano avute nel corso del tempo. ” (Guido Zaccagnini in un programma Rai, stesso concetto espresso da Duke Ellington e Stefano Bollani).
  5. Non esiste nemmeno la musica “per giovani”: i “giovani” come categoria di destinatari all’ascolto (e quindi di consumatori) sono una invenzione del mercato, che dagli anni ’50 ha trovato un modo per smerciare prodotti “alla moda”, a volte a prescindere dalla loro qualità (ripreso da libri di sociologia del pop/rock e da Bollani in “Parliamo Di Musica”)
  6. Se devo partecipare ad una rassegna tra professionisti, prediligo magari idee nuove e forme particolari.
  7. Se a un Festival del Cinema decidesse il voto del pubblico (ammesso che non ci siano operazioni “sottobanco”) probabilmente vedremmo premiate le “commedie sexy all’italiana” o i cosiddetti “film di cassetta” e non certo i film di Fellini, Scola ecc. ecc.
  8. La musica è divertente, commovente, liberatoria, riflessiva, passionale, insomma è un dialogo a “cuore e mente aperti”. Tutto qui. Una bimba di due anni (e mezzo, come ha precisato) può ballare con una canzone cantautorale fatta con chitarra e voce, un anziano può entusiasmarsi con un brano rock. Non c’è “niente di strano” (autocitazione 😀 ), stanno soltanto ascoltando…

Insomma… Buon ascolto (del cuore)!


due spettacoli di teatro musicale, per le donne e la nostra memoria

L’8 marzo 2021 arriva per me dopo un intenso fine settimana, con due concerti cantautorali su “Donne E Immigrazione” e “Donne E Violenza” e la preparazione di un concerto ispirato all’album Fantasie Sonore. Il mio modo per omaggiare le compagne “di sentiero”, le amiche, le donne lontane per tempi storici o per “spazi geografici” che ammiro è cercare di dare il meglio di me stesso in ogni situazione, come loro mi insegnano a fare. Con l’augurio per tutti noi che, nella “musica della vita”, le libere idee del cuore e della mente prevalgano sempre sull’ottusa ragione imposta … E che l’armonia e il rispetto disciolgano le viltà della violenza e dell’arroganza di qualunque Potere, vero o presunto!

Quelli che seguono sono pensieri di donne donati all’umanità. Grazie “a prescindere” per la lettura, completa o abbozzata!

—– Sul divorzio:

“… Aggiungo, infine, onorevoli colleghi, che la condizione dei figli in una famiglia tenuta insieme per forza, in una famiglia dove la violenza o, peggio (dico “peggio!”) l’indifferenza sono alla base dei rapporti dei coniugi, è la peggiore possibile, e causa la devastazione della loro personalità. Peggio, assai peggio, questa condizione che non quella di un figlio o di più figli che vivono con uno solo dei genitori separati, perché almeno in questo caso è possibile mantenere un minimo di rispetto per i genitori mentre nell’ambito di una famiglia basata o sulla violenza o, peggio ancora, sull’indifferenza dei coniugi, non può più aversi neppure il rispetto dei figli nei confronti dei genitori. Dalla natura nuova della famiglia, onorevoli colleghi, discende, per noi, e nelle proposte che abbiamo avanzato, l’autonomia della famiglia stessa.” (Nilde Iotti, discorso in Parlamento del 1969)

—– Sull’aborto:

“… Non sapevo cosa mi avesse fatto più male, se l’intervento o l’umiliazione per come ero stata trattata, come fossi una prostituta. Questo è il ricordo più brutto della mia vita! È chiaro che in una situazione simile è difficile vivere la sessualità con gioia. Gli uomini, e lo dico senza arroganza, devono smetterla di discutere, dissertare, sentenziare sugli aborti. L’aborto è un’esperienza tragica, dolorosa per chiunque. Uomini, amate le vostre donne! Non ingravidatele per distrazione, inesperienza, ubriachezza ecc… E soprattutto non pensate, come tante volte si sente dire, che per noi donne abortire sia come “farsi una messa in piega…” Nossignori! È un momento terribile! Se invece di litigare sul vietarlo o meno, ci si preoccupasse di una vera, profonda educazione sessuale, prevenzione, contraccettivi, forse l’aborto cesserebbe di esistere … E non ci sarebbero più i neonati abbandonati o sbattuti nei cassonetti dell’immondizia a morire. Noi donne tutte, siamo contro l’aborto. Vogliamo avere i nostri bambini quando è il giusto momento. L’aborto è un’esperienza tragica, dolorosa … Per tutte!” (Franca Rame, esperienza personale dallo spettacolo Sesso E Volentieri)

—– Sullo stupro:

«… A un certo punto non resta altro che gli stupri. Diventano la tua normalità. Non sai chi sarà il prossimo ad aprire la porta per abusare di te, sai solo che succederà e che domani potrebbe essere peggio. Il passato diventa un ricordo lontano, come un sogno. Il tuo corpo non ti appartiene e non hai le energie per parlare, per ribellarti, per pensare al mondo esterno. Non avere più speranze è quasi come morire». Eppure «la morte non era arrivata. Nel bagno del posto di blocco scoppiai a piangere. Per la prima volta da quando avevo lasciato Kocho credetti davvero di morire. Ed ebbi la certezza di non volerlo» (Nadia Murad, Premio Nobel per la Pace nel 2018, nella sua autobiografia L’Ultima Ragazza)

—– Su sessismo e razzismo:

“Nell’ideologia e nel discorso sessisti, il ‘sesso’ ha un posto e svolge una funzione analoghi a quelli che il razzismo attribuisce alla nozione di ‘razza’. Che si dica esplicitamente ‘razza’ o che se ne adoperino sostituti funzionali di tipo eufemistico – ‘etnia’, ‘cultura’, ‘differenza’ ecc. –, in ogni caso il meccanismo consiste nel selezionare abusivamente alcuni tratti fenotipici e/o culturali, per definirli e istituirli come razziali – o comunque tipici di un gruppo umano – e per adoperarli al pari di marchi che identificherebbero una certa tipologia di ‘altri’. Gli individui a tal punto apparterrebbero [a questi ‘marchi’] da esserne determinati nei caratteri morali e comportamentali, anzi da essere non più individui o persone, bensì tipi, rappresentanti di quella categoria. Qualcosa di analogo accade per i generi, in particolare per il femminile: una sola peculiarità biologica – l’apparato genitale e la potenzialità procreativa – è prescelta come segno distintivo e significante generale. Così che io non ‘ho’ [semplicemente] questo o quel sesso, che costituisce una delle tante mie peculiarità, ma ‘sono’ questo o quel sesso, poiché [secondo il discorso sessista] è anzitutto esso che determinerebbe la mia identità, la mia personalità, i miei caratteri morali…” (Annamaria Rivera, da un articolo pubblicato nel 2014)

—– Sul “futuro presente”:

“Non aspettare di finire l’università, di innamorarti, di trovare lavoro, di sposarti di avere dei figli e di vederli sistemati, di perdere dieci chili… Che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina, la primavera, l’ estate, l’ autunno o l’ inverno… Non c’è momento migliore di questo per essere felice! (Anjezë Gonxhe Bojaxhiu – Madre Teresa di Calcutta)

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Open up e la festa degli innamorati

Provo una grande soddisfazione quando, da editore, mi trovo a pubblicare dei nuovi lavori di artisti e autori! Così vi presento OPEN UP, il nuovo album dei TANKARP (Jakub Rizman all’arpa elettrica e Giorgio Finestrone alle percussioni). Lo trovate in versione digitale, incluse le immagini di copertina, presso https://empateya.it/prod…/open-up-by-tankarp-download-mp3/

Giorgio e Jakub sono due musicisti che, con la loro qualità artistica, danno un esempio di libertà e indipendenza, oltre che di impegno e passione. Sono questi gli elementi che la casa editrice Empateya predilige per creare dialogo e “nuovi ascolti”!

Nel giorno di S. Valentino quindi, a chi è innamorato dell’arte espressa “a mente e cuore aperti”… TANTI AUGURI! … E felice ascolto del cuore!

❤️

#marcolaccone #empateya #tankarp #openup #sostienilamusica

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seminario di musica e grafologia e GLI HOBBY DI UN cantautore quando la musica si ferma

Un cantautore, durante una pausa forzata (e senza alcun sostegno pubblico) può fare ricerca, chiedersi da cosa deriva la musica, dialogare con sociologi e pedagogisti, provare a “incitare alla musica” con lezioni online bambini e anziani, parlare di canzoni e libri in tv… E magari, come attività principale, preparare un nuovo cd/album/playlist 😉

Infatti qui trovate la locandina del webinar di sabato 23 gennaio alle 16.30 a titolo “Identità e identificazione in musica e grafologia”. Mi occuperò di “Musica, appartenenza e inclusione”, la grafologa Katia Blasi si occuperà di “Identità e firma”. Come sperimentato in altri incontri, le due relazioni si intrecceranno e seguiranno gli eventuali spunti provenienti dai parrtecipanti virtuali.

Ricordo che il seminario online è ad accesso gratuito previa iscrizione al numero che leggete in locandina 3939490756 e dà diritto ai crediti formativi ANS (Ass. Naz. Sociologi) e ANPE (Ass. Naz. Pedagogisti). Le iscrizioni terminano alle 24.00 di venerdì 22 gennaio.

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AUGURI PER Un nuovo anno da “immaginare” per (RI)costruire

Ne ho parlato alle lezioni di fine anno, per me Imagine di John Lennon è un “canto planetario”, una canzone simbolo di unione tra le differenze. I virus che hanno “infestato” il 2020, in un senso “biologico e sociale”, per me si sconfiggono così, con l’unione tra le differenze. Un’unione vera, non quella “richiesta” agli altri per convenienza… Il mio augurio per il 2021, perciò, contiene il testo di Imagine 😉

Aggiungo agli auguri un pensiero di benedizione a chi, presente o assente, ci ha donato e continua a donarci ogni volta un’emozione bella, un sorriso, un ricordo felice!

Ah… E grazie a tutti coloro che ascoltano, fuori dagli schemi del mercato e dalle mode effimere, dai calcoli di presunto potere…La musica che resta, anche nella vita, è altrove. Magari resta nascosta ma è viva, per fortuna sa resistere sempre!

Perciò non si smette di fare la propria parte perché ci sia un mondo senza “virus pericolosi” di alcun tipo (razzismo, violenza, discriminazione, servilismo, cattiveria, malvagità, ecc.), lottando col sorriso. Buon 2021! Ora vado a suonare 😀 Un abbraccio a tutti voi!

Imagine – di John Lennon

  • Immagina che non ci sia nessun paradiso, è facile se ci provi
  • Nessun inferno sotto di noi, sopra di noi solo cielo
  • Immagina tutte le persone vivere per l’oggi
  • Immagina che non ci sia alcuna nazione, non è difficile da fare
  • Niente per cui uccidere o morire e anche nessuna religione
  • Immagina tutte le persone vivere la vita in pace
  • Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo
  • Spero che un giorno ti unirai a noi e il mondo sarà come un’unica cosa
  • Immagina nessun possedimento, mi chiedo se puoi
  • Nessun bisogno di avidità o fame, una fratellanza tra uomini
  • Immagina tutte le persone condividere tutto il mondo…
  • Puoi dire che sono un sognatore, ma non sono il solo
  • Spero che un giorno ti unisca a noi e il mondo vivrà come un tutt’uno.
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DOVE TROVARE ONLINE “LA BUONA NOVELLA E ALTRE ANALOGIE”

In risposta alle richieste arrivate (a proposito, grazieee!), il libro con canzoni La Buona Novella E Altre Analogie, liberamente ispirato alla Buona Novella di Fabrizio De André, lo trovate in edizione digitale completa su https://empateya.it/prodotto/la-buona-novella-e-altre-analogie-download-pdfmp3/

Per un regalo a Natale in musica & parole vai su www.empateya.it/shop/ I brani musicali si trovano anche sulle maggiori piattaforme online, ma rivolgendosi agli scaffali virtuali di Empateya Edizioni premiate direttamente la qualità, la libertà e l’indipendenza dei prodotti della nostra terra. Il vostro apporto a questo è fondamentale!

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NELLA PRESENZA, NELL’ATTESA O NEL DESIDERIO DI UN ABBRACCIO… TANTI AUGURI!

La speranza per il nuovo anno è che sia apportatore almeno di notizie migliori dal mondo (tra l’altro, non dovrebbe neanche “impegnarsi” più di tanto…).

Ma, se le lacrime sono speranza per l’Uomo, immaginare una futura felicità è già un momento di felicità! Infatti rappresenta la piccola luce diffusa nel buio o nella penombra, che è importante quanto il sole che, prima o poi, arriverà

Del resto “La tua vita non è la luce lontana, la casa, il luogo dove immagini la felicità, ma è la strada che percorri verso di essa. Avanza e costruisci nel presente. Il resto verrà, se ci credi fino in fondo. Accadrà all’improvviso e in un modo che non ti aspetti, che non ti piace del tutto. Ma accadrà” [La Buona Novella E Altre Analogie, pag.37]

E poi… “Se non immagini la felicità, non la riconoscerai mai quando arriva” [La Buona Novella E Altre Analogie, pag.58]

Insomma, nella presenza, nell’attesa o nel desiderio di un abbraccio gioioso… Tanti auguri!

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PAOLO ROSSI E IL SAPER COGLIERE L’ATTIMO

Impossibile, per gli italiani appassionati di calcio, non ricordarlo, sia per chi c’era che per chi non c’era – la memoria storica serve a questo 😉

Ai Mondiali del 1982 l’Italia visse una vera e propria fiaba calcistica, trasformandosi da comparsa in cui nessuno credeva a trionfatrice, dopo aver battuto meritatamente le squadre più forti dell’epoca: Argentina, Brasile e Germania Ovest nella finale (oltre alla Polonia in semifinale). Paolo Rossi forse rappresenta più di ogni altro il simbolo di questa favola sportiva: con 6 gol nelle ultime tre partite (finale compresa) diventò il capocannoniere di quei Mondiali dopo un inizio incerto e pieno di critiche (tra l’altro era tornato in attività da pochi mesi, dopo 2 anni di stop). Il suo trionfo cominciò con una tripletta inaspettata a un Brasile considerato, nonostante quella sconfitta, una delle squadre più forti di tutti i tempi.

Rivedo in tv quella partita piena di colpi di scena e di prodezze come rivedo ad es. i film di Totò, senza stancarmi mai. La visione d’insieme, la rapidità e il saper “cogliere l’attimo” con intelligenza e istinto, sono tra le caratteristiche più belle, secondo me, di un campione definito dagli esperti esile, fragile, senza particolari punti di forza ma unico per “fiuto del gol” e rapidità di pensiero e di azione. Fu soprannominato Pablito dopo gli exploit che aveva già compiuto nei Mondiali del 1978 in Argentina, a 21 anni.

Ciao “Pablito”… E grazie per le belle emozioni regalate!

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MARADONA SPIEGA IL SUO “GOL DEL SECOLO

Il 25 novembre ci salutano i ribelli: tra questi le sorelle Mirabal (per le quali è stata indetta in questo giorno la Giornata Contro La Violenza Sulle Donne), Fidel Castro, George Best e Diego Armando Maradona.

Come hanno scritto in molti, anche per me Maradona è un genio, ha interpretato il calcio e la vita senza mezze misure. L’emblema sta forse nei due gol che ha segnato all’Inghilterra nei quarti di finale dei Mondiali di Calcio del 1986: il primo è uno tra i gesti più antisportivi della storia del Mondiali (lo segnò di mano, incredibilmente non visto da arbitro e collaboratori), il secondo è un assoluto capolavoro sportivo!

In una video-intervista, che trovate su: https://www.youtube.com/watch?v=wdf2Wus6U3k&fbclid=IwAR1Mf5fwlJRwP0nbTDOWS30z3PaVa9M4ZKMJWFJaBAhK5X5X4RHOjjfIzi8 Maradona parla del suo secondo gol in quella partita, ribattezzato dalla stampa “il gol del secolo”: Maradona prende la palla nella propria metà campo e segna, dopo aver superato da solo mezza squadra dell’Inghilterra (considerata una tra le compagini più forti del torneo), compreso il portiere.

Nell’intervista, Maradona dice che, durante la corsa che lo ha portato al gol, lui osservava – ed è stato fondamentale – un suo compagno di squadra, Valdano, che si spostava parallelamente e che, quindi, ha costringeva l’ultimo difensore, poi dribblato da Diego, a intervenire all’ultimo momento, perché doveva tener d’occhio due avversari.

Poi ricorda che nel 1979, con la maglia della nazionale Argentina, giocando a Wembley (lo stadio principale di Londra) sempre contro la nazionale inglese, aveva fatto una giocata quasi uguale a quella del “gol del secolo”; solo che, invece di dribblare il portiere, aveva tirato verso il palo più lontano e il pallone era finito fuori, anche se di pochissimo.

Racconta Maradona: “Quando ritorno (a casa), il mio fratello più piccolo (nel 1979 Diego aveva 19 anni) mi dice ‘Perché non hai dribblato il portiere?’ Io lo guardo e gli dico ‘Ho fatto il meglio che potevo!’ Lui dice ‘No, avevi il tempo e lo spazio per dribblare anche il portiere!’. Questo era stato un commento di mio fratello più piccolo e al Mondiale (del 1986) io me ne sono ricordato mentre correvo a festeggiare il gol! Si vede che l’avevo considerato ed era rimasto in testa…”

Insomma, Maradona ci spiega come la genialità non sia solo istinto e abilità, ma anche frutto di ascolto, memoria e riflessione rapida.

Gesto di furbizia e errori ma anche tanta passione, bellezza e capolavori sportivi: tutto in una partita, tutto in una vita! Grazie “a prescindere”, genio della pelota!

“Che Maradona fosse un genio, nessun dubbio è possibile. E che i geni siano un tantino squinternati di cerebro è risaputo e ammesso da sempre (…) Maradona, come lei sa, ridava dignità inventiva e gestuale anche alle mani posteriori, divenute volgarissimi piedi da qualche milione di anni.“ (Gianni Brera)

Murale di Diego Armando Maradona a Caminito Street, a La Boca, Buoenos Aires.

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MUSICA-NON-MUSICA: CONTRO LA VIOLENZA E PER LA MEMORIA DEL 25 NOVEMBRE

Penso che il mestiere di musicista, di artista in genere, comprenda anche l’ascolto del “respiro” del mondo che ci circonda, perciò riprendo qui il post pubblicato il 25 novembre su https://www.facebook.com/Marco-Laccone-591919287568714 – è la pagina Facebook visibile anche a i non iscritti – che parla in breve delle origini della Giornata Internazionale Per L’Eliminazione Della Violenza Contro Le Donne, indetta dall’ONU il 17 dicembre 1999.

In Italia e in altri Paesi, il colore esibito in questa giornata è il rosso e un oggetto simbolo è rappresentato da scarpe rosse da donna, allineate nelle piazze o in luoghi pubblici, a rappresentare le vittime di violenza e femminicidio. La risoluzione ONU specifica che per “violenza contro le donne” si intende “qualsiasi atto di violenza di genere che si traduca o possa provocare danni o sofferenze fisiche, sessuali o psicologiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia che avvengano nella vita pubblica che in quella privata” .

La Giornata Mondiale Contro La violenza Sulle Donne commemora il martirio delle tre sorelle Patria, Minerva e Maria Teresa Mirabal, uccise barbaramente dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo (poi assassinato a sua volta l’anno dopo), a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, il 25 novembre 1960. Le tre sorelle sono passate alla storia anche con il nome di Las Mariposas (le farfalle), per il coraggio dimostrato nell’opporsi alla dittatura, lottando in prima persona per i diritti delle donne.

Come ho detto anche in un intervento in un convegno, per me la violenza si combatte, come donne e come uomini, togliendole il senso di affermazione di un qualsiasi ruolo di potere, svuotandola di significato, dando altri esempi, mostrando strade alternative di “armonizzazione sociale”. In questo meccanismo rientrano anche la musica e l’arte in genere, non perché debbano avere una funzione sociale specifica ma in quanto capaci di elevare il pensiero di chi le accoglie.

Alle donne è richiesto di essere forti, di costituire un esempio, per se stesse e per gli altri. Agli uomini la nostra società non richiede questo sforzo. Questo può essere una fatica discriminatoria imposta a priori (e va combattuta come tale), ma anche un punto di partenza per una società migliore. Alle donne – e a tutte le categorie che non si sentono rappresentate o tutelate a sufficienza dalla società e che quindi hanno in mano il germe del cambiamento – va l’appello ad avere consapevolezza di sé, a considerarsi essenza primaria, bellezza da trasmettere e accogliere così com’è, come ha diritto di essere.

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PENSIERO “SPICCIOLO” PER OGNISSANTI

In una scena del film di Tim Burton “La Sposa Cadavere”, chiamata sul web “Piano Duet”, i due protagonisti si “parlano” attraverso la musica, cambiando il proprio stato d’animo fino all’accoglienza dell’Altro Importante.

“Dove le parole non arrivano… La musica parla“: è una frase attribuita a Ludwig Van Beethoven che mostra una potenzialità importante della musica …

Con buona pace per chi, anche tra gli esponenti politici, evidentemente la considera – al pari dell’arte in generale – una “attività sociale non essenziale e a rischio di contagio”, a differenza probabilmente degli interventi estetici, del taglio dei capelli, dei pranzi di gruppo fino alle 18.00 ecc. ecc., attività consentite nell’ultimo decreto governativo emesso per l’emergenza sanitaria in atto, che vieta al contempo gli spettacoli al chiuso e all’aperto.

Il che implica, ovviamente, che TUTTE le attività debbano essere tutelate, in caso di chiusura per emergenza sanitaria, magari una volta tanto senza derivarne l’importanza sociale calcolando i soldi che “fanno girare” (sennò anche la prostituzione – fisica o “mentale” – e gli affari mafiosi andrebbero considerati), ma rispetto al benessere e al riequilibrio psichico che procurano nelle persone.

Anzi, le attività che “comunicano nella bellezza” e provocano “ascolto e dialogo a mente e cuore aperti” andrebbero considerate importanti proprio nei periodi di crisi, che portano cambiamento di abitudini e distacchi imposti (mi spiace, nello spazio di un post è la migliore sintesi che mi sia venuta in mente 😀 )

Partendo da questa semplice considerazione… Auguri a tutti! (Oggi in Italia si festeggia Ognissanti, la considero quindi la festa di tutti: santi di ogni tipo, donne e uomini e vite nella memoria … )

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DAL SALUTO AL CORPO ALL’ABBRACCIO TRA CUORI

Sperimentazioni didattiche, metodo per insegnare a leggere e suonare musica a qualunque età, atmosfera “sana e sanante” in un’aula… E poi concerti, spettacoli in piccoli luoghi nuovi… Ma soprattutto sorrisi, dialoghi, il piacere dell’ascolto e della condivisione, dell’incontro: tutto questo avviene a Modugno, nei corsi di “volontariato” presso l’Ute Modugno.

Se mi trovo in questo posto, dove il corso di musica e chitarra d’insieme è un esempio, per me, di vita sociale, il merito è di Maria Pia Corrado (oltre a Fulvia e Tommaso e tutti gli altri, ovviamente), che mi contattò in qualità di Presidente. Per me, l’UTE Francesco Del Zotti, marito di Maria Pia, è un esempio virtuoso di quello che una semplice Università della Terza Età e Tempo Libero può fare in un territorio del sud Italia.

Grazie a persone della qualità di Maria Pia e di chi ne prosegue l’opera, posso dire di essere contento di appartenere a questo “sud del mondo”.
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Perciò, per me è triste e vagamente crudele, anche se saggio e necessario, non poter salutare come voluto e come meritava Maria Pia Corrado, “mamma” dell’Ute Modugno e, come lei, altri cari andati via quest’anno (tra l’altro, anche se non consola, nessuno per covid)

Non c’è né panico né rassegnazione, è un patto che rende preziosa e irripetibile la vita. Alcuni devono restituire le ali, altri le branchie, altri le foglie, noi il corpo… Ma a ciascuno di noi appartiene la bellezza del “tempo raggiunto” e nessuno può sottrarci l’aria in cui “impariamo a volare”.

La musica, le parole delle canzoni, nella bellezza del loro mondo apparentemente piccolo (e per gli sciocchi “inutile”) servono a ricordarci questo.Del resto, come ricorda la stessa poetessa citata prima, la ribellione a questo la chiamiamo “anima”, è forse la nostra traccia di bellezza indelebile che rimane nell’infinito.

In questi giorni si registra musica nuova, per me. è un abbraccio tra anime (tra cuori) a tutti voi!

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“posso sentirli camminare ancora, dai fiumi in secca quando il fango affiora…”

Non è usuale che il testo di una canzone accompagni un articolo di quotidiano, così fa doppiamnente piacere questo articolo che riprende la notizia dell’inserimento di “Spettri” (traccia n.6 dell’album/cd/playlist “Niente Di Strano”) nel sito Canzoni Contro La Guerra ( www.antiwarsongs.org )

In effetti, per me “Spettri” è anche una canzone contro la guerra. Il brano racconta di un sogno che si trasforma in incubo (da qui le musiche nell’introduzione). Nell’incubo il protagonista segue una “guida sicura” per sfuggire agli “esseri marcianti” che gli fanno paura, salvo poi ritrovarsi a farne parte. Gli esseri da incubo sono una sorta di vampiri che “danzano nel sangue” e non hanno paura di guardarsi allo specchio, perché questo non ne riflette più l’immagine.
La canzone denuncia il rischio dei conflitti causati dalla crisi della cultura e dalla crisi dei valori che indirizzano verso accoglienza, rispetto e dialogo (“i fiumi in secca, quando il fango affiora”), dal dimenticare il passato (“per ogni lacrima dimenticata”), dall’accondiscendenza e dall’indifferenza verso quello che accade intorno.
In questo modo, tutti noi siamo potenziali “spettri” che marciano insieme lungo una “notte senza fine”.

Ma questa non è una storia già scritta, siamo noi con le nostre scelte (che cominciano dal quotidiano) che possiamo essere artefici (o “vittime”) del nostro destino.

Per la lettura dettagliata di questo e altri articoli, vedi anche www.marcolaccone.it/dicono-di-me Grazie!

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I FOLLETTI, LA MUSICA E LE EMOZIONI… POSSONO RENDERTI FELICE

Musica-non-musica nell’oggi, metto insieme una matroska di immagini per il “presente-futuro”

Immagine 1 – Una bimba di due anni e mezzo (come ha precisato lei stessa 😀 ) si alza improvvisamente e viene a ballare sulle note di Andiamo Via, durante la presentazione di un libro con gli amici Antonio Giampietro e Michele Condrò 😍

Immagine 2 – Alcune frasi di bambini di 4-5 anni raccolte nell’inserto del cd Niente Di Strano – il bello di un cd-audio è che si può anche da guardare, sfogliare, leggere 😉

Immagine 3 – Nei prossimi giorni tornerò a suonare dal vivo, in uno dei modi più significativi: un intervento per una serata in una comunità di accoglienza e recupero vicino Bitonto (Bari). Ci saranno note e parole tratte da La Buona Novella E Altre Analogie ☺️

Insomma, tutto questo per concludere che “i folletti, la musica e le emozioni ‘non esistono’ (cioè non li puoi toccare). Però ‘ci sono’ e, se riesci a ‘sentirli’, possono renderti felice!” 🌻

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Pubblicato sui social lunedì 8 giugno 2020, il giorno del funerale:

Ringraziamenti per giuseppe laccone, mio padre

Ho imparato che la musica (suonata o ascoltata) e le parole (scritte o parlate) possono aiutare nel dolore, quindi provo a scrivere adesso…

Ad alzarmi all’ora in cui ho cominciato a scrivere (le 4.30), dopo poche ore di sonno, per ripetere una lezione, per preparare un esame, per scrivere una lettera, per lavorare a una musica, me lo hanno insegnato mia madre e mio padre.

Giuseppe, il “medico delle piante” – avevo imparato da piccolo a descrivere così il suo mestiere -, faceva lo stesso, quando preparava una relazione nello studio di casa o quando si alzava per trovarsi già all’alba nelle campagne di Puglia, Basilicata, Calabria, Molise, per i controlli o le direttive su come difendere le colture. Lo ha fatto fino a qualche anno fa (se n’è andato sabato scorso a 94 anni)

Mia madre si svegliava quando mi sentiva alzare di notte per studiare, spesso andava in cucina in silenzio per preparare il latte e il caffè. A volte, quando mi diceva “Ma è troppo presto, ti alzi dopo” io rispondevo “Anche il babbo di là sta scrivendo” e chiudevo subito il discorso (anche se sapevo che la “protesta” di mia madre era solo “formale”) ☺️

Insomma, che sia “giusto” alzarsi presto per fissare le idee, per svolgere un lavoro (e per aiutare gli altri in silenzio), l’ho imparato in famiglia. Ogni volta che non mi pongo problemi di orario per riflettere e per scrivere, ogni volta che mi accorgo di aver svolto bene una quantità notevole di lavoro senza pensarci, sorrido e mi viene in mente mio padre.

“Passione nel lavoro”, “franchezza e coerenza”, “padronanza della materia”, “sempre sorridente”, “capacità di sintesi e di farsi capire da chiunque”, “mi ha insegnato un sacco di cose”, “forte tempra e orgoglio”, “sempre in prima fila”, “una persona straordinaria”… Queste sono le parole su mio padre che hanno ripetuto tutte le persone (amici, colleghi, professori universitari, responsabili di tv e di associazioni nazionali, professionisti ex-studenti) che sono venuti a trovarlo e che mi hanno alleviato il tempo passato nella camera mortuaria dell’Ospedale Mater Dei di Bari tra sabato e domenica. GRAZIE a tutti voi, oltre che per le parole di ammirazione per Giuseppe, anche per il vostro conforto! ❤️

GRAZIE a chi ha dedicato un pensiero, una preghiera, un sorriso, qualche parola per farsi sentire vicino ❤️ GRAZIE a Vittorio Filì, presidente ARPTRA, per le foto con mio padre che vedete qui
GRAZIE in anticipo a chi non lo sa ancora e lo farà nei prossimi giorni ❤️
E GRAZIE a chi sento sempre vicino ❤️

Il modo migliore per rappresentare i nostri cari è, secondo me, proseguire con determinazione nella vita, cercando di dare il meglio di noi stessi sempre, in qualunque cosa. Con passione, impegno e bontà d’animo.

Come ti ho detto ieri… “Ciao papà. E grazie!” 🌻

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Festa della mamma, della chitarra e del libro a modugno

L’importante non è ‘fare’ bella musica, è ‘essere’ musica bella per sé e per gli altri

In questi giorni di precauzioni per il virus Covid-19, si sarebbe tenuta a Modugno, vicino Bari, la Festa della Mamma, della Musica e delle Parole 😉, fatta di brani eseguiti da corsisti e professionisti, di mamme che offrono cibo e sorrisi e di letture emozionanti di libri e poesie. Per me rappresenta un incontro dai tanti colori e significati sin dalla sua origine. La festa nasce infatti da un episodio quasi fiabesco. Anzi, comincio a narrarlo con la formula tipica delle fiabe…

C’era una volta un luogo di incontro e dialogo a disposizione di chiunque, il “bancone di accoglienza” del Palazzo della Cultura di Modugno. Dietro quel bancone, potrei dire per una sua scelta di vita, ci trovavi l’ex farmacista del paese, Fulvia Del Zotti.

Fulvia era tra i responsabili, tra l’altro, dell’Università della Terza Età e Tempo Libero “F. Del Zotti” di Modugno, dove tengo a tutt’oggi un corso di musica e di chitarra d’insieme (ora con le video-lezioni).

Un giorno, l’8 marzo del 2012, mi trovo a passare di lì con la mia chitarra e decido di fare una sorpresa a Fulvia, un regalo per la Festa della Donna: una canzone! Sapevo infatti che Fulvia è una di quelle (rare) persone a cui puoi fare un dono così, fatto solo di emozioni e sorrisi, tanto prezioso quanto impalpabile.

Così le canto Piazza Grande, un brano che sapevo che lei amava (e che sarebbe stato fondamentale pochi giorni dopo, in un concerto incredibile – ma questa è un’altra storia 😅 )

Al termine, Fulvia mi fa: “Senti, perché non ti inventi qualcosa da fare qui, nel Palazzo della Cultura, per la festa della mamma?“. La guardo e penso al suo modo, al contempo umile e fiero, di essere donna e alla sua capacità di dialogare alla pari con tutti, compresa sua figlia – a proposito, ciao Vivianaaa! Smack! – Così le propongo di organizzare insieme, come Empateya e UTE, una festa che si occupa “del cuore (l’essere mamma), delle mani (il suonare la chitarra) e della mente (la lettura di un libro)“. Lei approva subito l’idea e mi dice che ne parlerà alla presidente, Maria Pia Corrado, agli altri coordinatori e alle donne dell’UTE, perché organizzino anche un buffet.

Così ha luogo, domenica 13 maggio 2012, la prima “Festa della Mamma, della Chitarra e del Libro”, che si è tenuta ogni anno a maggio. Perciò quest’anno, come “Festa della Mamma, della Musica e delle Parole“, sarebbe giunta alla sua 9a edizione. Ma c’è ancora tempo… 😉

Fulvia ha visto fisicamente solo la prima edizione di questo evento. Ma è anche per lei, per l’esempio che continua a dare grazie alla “memoria condivisa”, che si rinnova l’energia positiva che ci permetterà, a tempo debito, di rivivere questa festa nel suo senso più pieno 😊

Così, quando sarà possibile, avrò ancora il piacere di stare insieme a un gruppo di ragazzi, di giovani, di donne e di signori che hanno scelto di dedicare tempo ed energie vitali non solo per “fare” musica, quanto per “essere” bella musica, per sé e per gli altri.

Ne approfitto per ringraziare tutti coloro che, secondo me, fanno parte dello spirito di questa festa: l’UTE “F. Del Zotti” di Modugno, nella figura del suo presidente Tommaso Laviosa e, prima ancora, di Maria Pia Corrado; Lilly, Viviana e la famiglia di Fulvia, i corsisti UTE e tutti i vari partecipanti, musicisti e non, compresi i responsabili regionali e nazionali dell’Ass. Naz. Sociologi e dell’Ass. Naz. Di Azione Sociale – rispettivamente Ivan Iacovazzi e Luigi Favia – che hanno avuto la sensibilità e la disponibilità di sostenerla negli anni. Loro e tanti altri contribuiscono a fare musica bella, musica di vita. Grazie! 🌻

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Festa del 1 Maggio – Ai “lavoratori per l’umanità

Nella speranza, nell’attesa o nel riposo dal lavoro, riporto le parole di un personaggio del nostro tempo, che parlano di sobrietà e libertà.

“I vecchi pensatori – Epicuro, Seneca o finanche gli Aymara – dicevano: ‘povero non è colui che tiene poco, ma colui che necessita tanto e desidera ancora di più e più!’.

I miei compagni lavoratori lottarono tanto per le 8 ore di lavoro. E ora stanno ottenendo le 6 ore. Ma quello che lavora 6 ore, poi si cerca due lavori; pertanto, lavora più di prima. Perché? Perché deve pagare una quantità di rate: la moto, l’auto, e paga una quota e un’altra e un’altra e quando si ricorda [di chi ama] è un vecchio reumatico al quale già gli è passata la vita davanti! E allora uno si fa questa domanda: questo è il destino della vita umana? […]

La mia idea di vita è la ‘sobrietà’. Concetto ben diverso da ‘austerità’, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco.Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo “libertà”

😊

E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere.”

(parole di José “Pepe” Mujica, presidente dell’Uruguay dal 2010 al 2015 – nella foto, insieme a Papa Francesco)

Auguri a tutti coloro che, nonostante le difficoltà, fanno della propria attività uno strumento di libertà e armonia del vivere! Buon 1 Maggio!

🌻

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La gabbianella e l’uomo che ci ha incitato a volare

“… E poi seguirono il suo volo in alto, molto più in alto della banderuola dorata che corona la singolare bellezza [del campanile] di San Michele”

[citazione ripresa da IL MUSILIBRO trasmesso il 22 aprile] Grazie a Luis Sepulveda per il volo che ha donato non solo alla gabbianella Fortunata, ma a tutti noi… Ricordandoci che “vola solo chi osa farlo”.

Ora che anche lui vola libero, mentre le sue parole scritte diventano emozioni condivise, la mia “gabbia invisibile” mi ricorda l’importanza della letteratura, della musica e delle altre arti in ogni momento difficile. Sostenerle, acquistando ad es. musica e libri – e scegliendo con accortezza il suono, le parole, il dipinto, il gesto da ‘premiare’ – non è fare un’elemosina a qualcun altro, è mantenere in vita la nostra parte più preziosa: il cuore.

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie [oppure suoniamo, dipingiamo, danziamo ecc.] perché siamo membri della razza umana… E la razza umana è piena di passione! Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento… Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita!” [dal film “L’Attimo Fuggente”]

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Da “Pazzi Al Microfono” a “Il Musilibro”: una vacanza dall’isolamento

In questo periodo di “isolamento preventivo da Covid-19”, oltre che in qualche intervista, sono presente su web-tv, ogni settimana, nei programmi Pazzi Al Microfono (lunedì, mercoledì e sabato alle 19.30 circa 😉 ) e nelle repliche de Il Musilibro.(mercoledì alle 22.00 precise 😀 ).

I contenuti dei due programmi sono molto diversi: Il Musilibro unisce, in musica&parole, una canzone con un libro, ha uno stile discorsivo ma “quasi letterario”; Pazzi Al Microfono, invece, ha uno stile goliardico, in cui si parla (e si suona) “a ruota libera”, spesso per il puro gusto di divertirsi e senza troppi perbenismi. In qualche messaggio mi è stato chiesto di spiegare cosa mi ha portato, come autore e musicista, a far coesistere due modi di espressione quasi in contrasto tra loro, che il mercoledì vanno in onda praticamente di seguito su Rado Dee Jay Team Web. Provo a farlo qui, ringraziando innanzitutto gli ascoltatori che mi seguono musicalmente e mi hanno dato occasione di riflettere su questo argomento!

In Pazzi Al Microfono mi trovo circondato da volti giocosi, in reazione alla situazione di preoccupazione che ci coinvolge tutti. Immagino di rivolgermi idealmente alle “solitudini di periferia” e, di conseguenza, accolgo anche un “linguaggio di periferia”. Il dialogo è fatto, a volte, di memorie di strada ascoltate (non ho vissuto direttamente le “strade di periferia”) e memorie di scuola fatte di pagine lette e scritte, amici, canzoni sotto la luna, ma anche memorie di “eccedenze ormonali” e scoperta della “comunicazione sessuale” – esiste anche quella, ovviamente 🙂

Tutto questo per me si collega alle cose che scrivo e canto nei libri e nei cd pubblicati (o da pubblicare), nelle opere teatrali, nei concerti da cantautore, attraverso la sincerità nelle memorie e la coerenza nelle parole. Significa, in pratica, riportare sia la luce che l’ombra nei ricordi (altrimenti è meglio “glissare”) ed esprimere il proprio pensiero senza sforzarsi di essere conformi al “pensiero comune consentito”. Per un artista, “esserci” in ciò che esprime, senza paura, ritengo sia un “esercizio di vita” fondamentale…

Me lo hanno insegnato molti artisti che ho “incontrato” attraverso i libri e la loro arte. Cito a casaccio: Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Simone de Beauvoir, Frida Kahlo, Emily Dickinson, David H. Lawrence, Bob Dylan, Stefano Benni, Zerocalcare, Andrea Pazienza, gli autori sconosciuti delle villanelle napoletane del XVI secolo ecc. ecc.

Riassumo quindi qualche “principio” che cerco di seguire nello scrivere e nel parlare in pubblico, come autore e artista:

1- la coerenza verso il proprio sentire, per la quale “bisogna assomigliare alle parole che si dicono” (Stefano Benni); 😉

2- la sincerità verso se stessi, che ha diverse conseguenze. Una è che, nelle priorità di un artista, “al gradino più basso è bene che ci sia la buona società e quello che si aspetta da voi” (Stephen King);

3- la concentrazione su quello che si sta facendo: “se si gioca, si gioca e basta!” (Ricordo che gli inglesi usano lo stesso verbo, to play, per “giocare, suonare o recitare”)

4- la consapevolezza che è un bene ogni tanto lasciarsi andare e non prendersi troppo sul serio…

Come citazione “visiva” finale, allego il quadro Le Vacanze di Hegel di René Magritte. Scrive il suo autore, citando il filosofo di cui era ammiratore:

‘Ho pensato che Hegel (…) sarebbe stato molto sensibile a questo oggetto che ha le due funzioni opposte: nello stesso tempo non volere acqua (l’ombrello la respinge) e volerne (il bicchiere la contiene). Sarebbe stato affascinato, penso, o divertito (come in vacanza)…”

Perciò, se possiamo, approfittiamo di questo periodo (e di altri meno preoccupanti) per prenderci una vacanza anche da noi stessi, allontanandoci dai nostri schemi abituali! Forse questo ci aiuterebbe a “vederci meglio”! Ricordiamoci che spesso “le cose si distinguono meglio in lontananza” (Italo Calvino, cito a memoria). Insomma, buon ascolto… del cuore! 😉

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C’è sempre bellezza, in ogni primavera

Le video-lezioni dei corsi di chitarra e composizione di canzoni proseguono e donano il piacere di impegnarsi per una passione.
Ma donano anche il piacere del ritrovarsi, della distanza annullata attraverso il dialogo, l’ascolto e il sorriso.

Si prosegue da casa, con timore e attenzione, perché tutti noi possiamo riprendere presto a riabbracciarci e a fare musica insieme.

“Questo facemmo noi, quando i fumi di malinconia stavano per farci smarrire… Rubammo un ramo fiorito al tempo indolente e attendemmo – senza saperlo, insieme – la nostra primavera”❤️

“Cielo e terra, non esiste distanza
dalle stelle al chiuso di questa stanza…” (da Corre Il Vento)

“(…) E cautamente, nella nostra casa,
nella notte e nell’ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera” (Pablo Neruda)

C’è sempre bellezza, in ogni primavera 🌻

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” Convergenza e riequilibratura”

A cosa si pensa per combattere la paura, la solitudine, per sentirsi uniti con chi non si conosce?

A cantare, a fare musica. Si sceglie spontaneamente la “bella musica”, quella che ci fa stare bene.

In effetti, “la musica fa convergere gli stati d’animo verso un’unica emozione, donando a ciascuno l’equilibrio della libera espressione di sé” [dalla relazione al convegno “Il suono, il segno e la bellezza”, Modugno (Bari), novembre 2018]. In pratica, aziona un meccanismo che comprende “convergenza e riequilibratura” 😉

Perciò, quando chiediamo a un musicista professionista “Sì, ma poi che lavoro fai’?”, la risposta può essere: “Mi occupo di ‘convergenza’ e ‘riequilibratura’!” 😁

Questo sarà da ricordare anche “dopo”, quando ci ‘peseranno’ i 10 euro da spendere per un concerto (= musica condivisa al momento) o per un album/cd/playlist (= musica per te, quando e dove vuoi) 😊

A proposito, in questo periodo di “riposo a casa”, se potete, comprate la musica online! Darete un po’ di linfa ad un settore penalizzato già in tempi normali e una mano a chi si occupa di “convergenza e riequilibratura”. Grazie per l’ascolto! 🌻

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Canto del Tempo Arrivato

Con la poesia “Canto del Tempo Arrivato” inauguro il blog e faccio a tutti voi gli auguri per un felice 2020!

Ecco il mio augurio
per il Tempo Arrivato:
un brindisi svelato
a ‘pensiero radente’…

All’incanto imperfetto
alla passione premiata,
all’incertezza accolta
all’incostanza amata,
allo spirito appagato
alla carne ascoltata,
alla parola che ci assomiglia
al cuore che sceglie.

Alla vita che nasce speranza
alla vita che ritorna memoria,
al canto che unisce
che accoglie e che rinnova
l’abbraccio e le tue labbra
l’istante e il mio domani
lungo un’ultima traccia,
dentro una sola storia.

[da La Buona Novella E Altre Analogie, pag.57 – rif. traccia n.8 del cd]

Buon ascolto… del cuore!

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